domenica 9 marzo 2014

L'elemento umano nella macchina

Abitante di un'epoca tecnologica ti circondi di apparecchi e oggetti che speri possano aiutarti a stare meglio. Quest'era delle tecnologie ti fa illudere di essere onnipresente e onnipotente. Dalla comodità della tua poltrona puoi raggiungere posti lontani e con i tuoi occhi vederli materializzare davanti a te. Con un movimento delle dita ti crei una rete di persone e interessi come se fossi un ragno ma non sai che se provi a poggiartici sopra rischi di cadere. Con una semplicità mai vista prima puoi entrare in contatto con chiunque tu voglia, puoi condividere ogni istante anche con chi non c'è, per renderlo presente. Che meraviglia. Che avanguardia! Se non fosse che ti dimentichi di viverle tu, in prima persona, quelle esperienze che tanto ci tieni a documentare. Se non fosse che ti sembra di essere in una stanza affollata ma se spegni il cellulare e il computer quasi non ti riconosci allo specchio perché quella non è la tua immagine del profilo. Se non fosse che quello che dovrebbe essere l'elemento umano nella macchina è diventato il suo ingranaggio essenziale. Ti dimentichi che queste sono tutte comodità che dovrebbero rappresentare per te un qualcosa in più e non un qualcosa senza cui non puoi stare. Ti dimentichi quasi di come sono gli occhi, le mani, i gesti, il suono delle voci di certi amici ma in compenso riesci a riconoscere se un post l'ha scritto lui o meno dallo stile della scrittura. E' veramente questo l'uso che volevi fare di tutto ciò? E' veramente un passo in avanti nelle relazioni umane? Ti senti sempre più anestetizzato, spesso insensibile e sempre più cinico. Tutto si riduce in pixel. Ti chiedi se è anche per questo che non sappiamo più amare. Impariamo ad usare ogni tecnologia sempre più avanzata e ci sforziamo se non riusciamo a capirla, ma nel frattempo dimentichiamo come funzionano i rapporti con le persone. Solo se ti dicono che vanno curati con costanza come le pagine di un blog forse riusciresti a capire. E mentre ti chiedi tutto questo vorresti rivolgerti al mondo intero ma sai che l'unico modo per farlo non è metterti in piedi su una sedia ed urlare ma sederti sulla tua poltrona, scrivere e poi postare. Beffardo il destino alle volte.

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