martedì 19 aprile 2011

Il viaggio di una vita

Viaggiare. Preparare una valigia, riempirla di panni che svuotano l'armadio. Cercare di portare l'essenziale e capire che tutto a suo modo lo è. Ogni minima cosa che riempie questa stanza è essenziale. La tana dello scrittore. La mia camera verde come un prato inglese, una poltrona a forma di pallone da calcio nel cuore della stanza, la tv ormai staccata da tempo immemore, la valigia per terra, una felpa a pallini buttata sul letto, la maglia dei ramones, la mia seconda pelle, hey ho let's go, la scrivania dove mi butto a scrivere le cose mie, le penne e i libri gettati in un'apparente confusione ricercata, tante cose inutili. Il quaderno dei miei scritti, una scatola con tutte le brutte copie, il diario aperto sul letto, "La coscenza di Zeno" ai piedi del letto, una mongolfiera che scende dal soffitto per farmi sognare un po' con le stelle attaccate sopra il letto che si illuminano quando tutto è buio, uno specchio che sembra un'unghia gigante, la mia foto da bambino, un quadro di legno attaccato alla parete da riempire. Il tutto e il niente. Poi ci sono io, buttato sul letto a pensare come riempire la valigia. La barba che avanza col passare dei giorni, le vene sulle mani che sembrano più marcate, l'anello al pollice, il polsino a scacchi, i mille braccia-lacci. La voglia di partire ormai è con me. Conoscere nuovi volti, nuovi odori, nuovi posti. Sentirmi come un cieco che conosce una persona nuova e per la prima volta passa le sue mani sul suo volto per imparare ogni tratto somatico, le sue sembianze, i suoi difetti, tutto. Ecco proprio così. Io, il cieco. La città, la persona da conoscere. E bastano pochi attimi per imparare le curve del suo naso, la dolcezza delle sue guance e la spigolosità del suo mento. Ho voglia di conoscere. Preparo tutto come fosse un rito. Lo zaino con l'occorrente per i giorni di pioggia e quelli di sole. E quasi dimentico l'iPod fedele. Come si può viaggiare senza una colonna sonora. Sarà poi sempre nelle mie orecchie cosicchè ogni momento avrà la sua canzone. Sì perchè quando viaggi hai paura di dimenticare, allora passi intere giornate a fotografare tutto, congeli ogni cosa del nuovo mondo in uno scatto fotografico senza renderti conto che in alcune foto non c'è niente, sono vuote, ma poi riescono quelle in cui c'è tutto, l'essenza del tuo viaggio viene raccolta in quella immagine rettangolare. Ho voglia di viaggiare, di conoscere, di scoprire. Di vivere. E non mi rendo conto che ogni giorno sono in viaggio, la vita è un viaggio. E sulla mia valigia vuota, che riempio giorno per giorno, c'è un'etichetta con su scritto "FRAGILE". Il mio cuore. E quella valigia è lì su quel tapis-roulant di ogni aereoporto che aspetta solo di essere presa dal suo legittimo proprietario. Vivere.

JR

3 commenti:

  1. Non vorrei dì stronzate ma me sembra siano vecchi lavori questi, o no?!
    se non lo fossero alcuni di quelli pubblicati qua sopra lo sono.
    Questo era una pagina bianca, non continuare a riempirla con qualcosa che ha già riempito altre pagine.Scrivi preso dal momento.
    Comunque tutto bello come sempre.

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  2. Sì, sono vecchi, ma per te che li hai già letti. Per chi non conosce il Sole un tramonto è una cosa nuova. Grazie del commento.

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  3. Poetico come sempre.Aspetterò con ansia nuovi scritti:

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