giovedì 14 aprile 2011

Ho perso le parole

Non trovo più la vena giusta per prendere la penna in mano e mettere nero su bianco. Mi manca la musa ispiratrice o non riesco semplicemente a catturarla, ad accorgermene. La musa ispiratrice per me è la natura. Dicendo natura comprendo anche le eventuali ragazze, ma anche la luna, la pioggia, il sole, un fiore, il sorriso di un bambino, un aquilone che sembra così naturale quando lo vedi in mano ad un bambino, un bambino che rincorre una farfalla per farla per un infinito attimo sua. E quel bambino lo vedi rincorrerla sorridente. Cade. Si sbuccia le ginocchia. Piange. Poi si rialza tira su con il naso e riprende a correre dietro a quella farfalla che disegna nell'aria una traiettoria per niente lineare. Salta, corre, ride con il viso bagnato dalle lacrime, ricade, ripiange. Stavolta si ferma, si rannicchia, tiene le gambe strette forte al suo petto, la testa tra le ginocchia. Non ce l'ha fatta. Almeno pensa. Quando poi sente un brivido lungo le sue gambe. Quella farfalla che tanto voleva si è posata su di lui, e allora capisce che magari ci sono cose che arriveranno con il tempo. Vorrà dire che quando lui la voleva non era il momento giusto per averla. Solo quando ha sentito di averla persa per sempre ha capito di averla voluta davvero. E così attendo la mia musa ispiratrice, il suo arrivo, o la mia predisposizione a catturarla, ad accorgermene. Per ora aspetto impazientemente senza darlo a vedere, almeno ci provo. La finestra la lascierò aperta, magari una farfalla entrerà e si poserà su di me, proprio quando avrò gettato i fogli e la penna a terra e per la rabbia mi sarò gettato sulla scrivania con la testa tra le braccia conserte. "Proprio quando sfugge il senso esiste un motivo per essere vivo".

JR

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